Adagiato tra il verde della regione dell’Altmühltal il moderno Museo “Limeseum im Römerpark” racconta, dal 2012, in modo assai dettagliato ed interessante il mondo dei Romani nel “Limes”, l’antica linea di confine, Patrimonio dell’Umanità, che separava il mondo romano dalle tribù barbariche.

Documenti, reperti storici, dettagliate ricostruzioni, tavole di informazione, carte geografiche, postazioni multimediali unitamente a una sala-cinema, descrivono in maniera accurata ed esauriente i vari aspetti della vita romana di quel tempo insieme alla storia del castello (costruito nelle vicinanze di Ruffenhofen) e all’insediamento urbano (“Vicus”) che si sviluppò a ridosso del forte, dove furono erette le case private dei soldati, dei commercianti e degli artigiani insieme a taverne, templi e terme.

Non mancano supporti e giochi che riescono a catalizzare anche e non soltanto l’attenzione dei piccoli ospiti e delle scolaresche che puntualmente visitano il Museo.


Le mire espansionistiche dell’Impero romano si spinsero sempre più in profondità oltre le Alpi con la fondazione nella Germania di oggi di diverse città tra cui Augusta Vindelicorum (oggi Augsburg), per cui si rese necessario la costruzione di torri di guardia e fortini presidiati dalle truppe unitamente alla creazione di un lungo “muro” difensivo (il “Limes”) dei territori conquistati, dapprima in legno e successivamente in pietra.
La linea di confine dell’Impero romano comprendeva all’epoca di massima espansione l’intera regione mediterranea, fin dalla Gran Bretagna e fino al nord Africa, con una estensione di circa 9 mila chilometri. Per la considerevole lunghezza i paesaggi attraversati dal Limes erano assai diversi tra loro e fiumi come il Reno o il Danubio venivano utilizzati dai Romani quali confini naturali. Estensione che giocoforza doveva essere divisa in numerosi “siti” raggruppati nella sezione denominata, “Frontiere dell’Impero Romano”.
A tale riguardo la Germania partecipa a tre “siti” del Patrimonio Mondiale decretato dall’UNESCO, in buona parte in territorio bavarese:
- il Limes germanico inferiore (nella parte nord);
- il Limes germanico-retico superiore (nella parte centrale);
- il Limes del Danubio (sezione occidentale).
Il Limes germanico inferiore costituiva il confine esterno della provincia romana della Germania inferiore (Bassa Germania) estendendosi dalla regione della Renania-Palatinato (area attuale di Bad Hönningen) fino alla foce del Reno, nel mare del Nord, per una lunghezza totale di circa 400 chilometri. Il Reno costituiva qui il confine naturale del Limes con torri di guardia, palizzate e forti eretti sulla riva sinistra del fiume a difesa del confine. Questa “sezione” del Limes è stata iscritta nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 2021.
Il Limes germanico-retico superiore si formò durante i primi due secoli d.C. con il compito di dividere le provincie dell’Alta Germania (e dell’antica Rezia) dai territori occupati dalle tribù germaniche. Con un elaborato sistema difensivo le truppe romane controllavano persone e merci lungo il confine riscuotendo pedaggi ad ogni passaggio. Le pressione delle tribù germaniche divennero sempre più forti nella prima metà del terzo secolo d.C., tanto da indurre le truppe romane a un graduale abbandono. Esso si estendeva per circa 550 chilometri dalla Renania-Palatinato fino alla regione bavarese nell’area di Kelheim. Dal 2005 anche questo “sito” è annoverato nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Il Danubio ha rappresentato per quasi 500 anni il confine naturale settentrionale dell’Impero romano per una lunghezza di circa 2.400 chilometri. Durante il primo secolo d.C. furono erette una serie di fortificazioni lungo la riva meridionale del fiume seguite da insediamenti urbani la cui funzione era quella di controllo di persone e merci in entrata e in uscita dall’Impero. Diverse città ancor oggi esistenti nacquero proprio da queste antichi insediamenti. L’UNESCO nel 2021 ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità il tratto occidentale del “Limes danubiano” per una estensione di circa 600 chilometri dal distretto bavarese di Kelheim fino alla Slovacchia.
Intorno all’anno 100 d.C. i Romani costruirono il forte nei pressi dell’odierna Ruffenhofen, rappresentando uno dei pochi forti del Limes con un insediamento civile (“Vicus”).
Testimone della storia romana ai confini è un soldato del forte, tale “December”, realmente esistito, che illustra la vita romana di quell’epoca e che chiude la visita del Museo, presente nella parte finale del Museo.
Il Museo si sviluppa in quattro sezioni tematiche ognuna corredata da esaurienti spiegazioni arricchite da documenti, immagini, pannelli informativi e postazioni interattive. Le finestre panoramiche che chiudono il Muzeo regalano una vista d’insieme particolarmente interessante

Una serie di pannelli informativi in sequenza descrivono il Limes nelle molteplici aree geografiche dove fu eretto e precedono la prima sezione tematica che prende il nome di “Typisch Rom”.


Quando i Romani penetrarono nell’area praticamente disabitata intorno all’Hesselberg (la vetta più alta della regione a pochi chilometri da Ruffenhofen) intorno all’anno 100 d.C., Roma era l’unica città con una popolazione superiore al milione, il fulcro dell’Impero Romano. Nonostante le diversità tra le numerose provincie dell’Impero Romano sono possibili determinate somiglianze da essere definite “Tipicamente Romano”. Le condizioni cambiarono quando i Romani scelsero l’area per costruire il proprio forte: costruttori, soldati, artigiani, arrivarono nella zona dell’Hesselberg portando tecniche di costruzione, un sistema monetario e altro ancora.
I Romani portarono nel Limes la conoscenza dell’uso della pietra, dei mattoni, integrando le predominanti costruzioni in legno che rimase l’elemento più usato per edifici più semplici e meno importanti.

Nel Museo è rappresentata una nuova tecnologia di riscaldamento che traeva origine dal pavimento costituito da semplici colonne di mattoni un massetto e un muro in pietra con mattoni forati che venivano prima asciugati e poi cotti mediante la circolazione di aria calda.
Dei quattro manici di anfora esposti nel museo tre di essi provengono dalla regione che oggi è la Spagna meridionale. Le anfore erano importanti contenitori per la conservazione di ogni tipo ogni di alimento, dal pesce al grano, dal vino all’olio di oliva. Per il commercio molto importante era l’uniformità dei pesi e misure con l’uso di semplici bilance e nel museo sono conservati alcuni frammenti (in replica) di una bilancia ritrovata in zona.

Proseguendo nella visita si incontra la seconda sezione denominata “Eine Grenze für Rom”, “Un confine per Roma”. Lo sviluppo del Limes intorno all’anno 100 d.C. portò a spostare il confine dalla area intorno a Nördlingen fino alla regione ai piedi dell’Hesselberg.

Nella zona praticamente disabitata i soldati costruirono per la prima volta il forte di Ruffenhofen su un promontorio affacciato sul fiume Wörnitz e successivamente (come riportato da studi e ricerche) la linea di confine con torri e palizzate in legno.

Sebbene il termine “Romano” era praticamente usato si deve ritenere che lungo il Limes vivessero persone di diverse etnie provenienti dalle differenti regioni dell’Impero romano e non solo. Il tipico “Romano” con la veste bianca probabilmente non viveva nel Limes. I soldati delle truppe ausiliare di stanza sul Limes potevano ottenere la cittadinanza romana dopo aver completato 25 anni di servizio, rendendoli di fatto Romani.
La terza area tematica prende il nome di “Soldaten für Rom”.

I soldati di stanza sul Limes provenivano dall’Impero romano e dalle provincie alleate in numero di circa 500 unità dislocate in ogni forte. Il forte di Ruffenhofen esistette per circa 150 anni prima di essere abbandonato e probabilmente fu ricostruito più volte. I reperti ritrovati nell’area testimoniano la presenza di truppe a cavallo e di fanteria. I soldati romani erano suddivisi in legionari e ausiliari. Le legioni erano formate da 5-6mila uomini che avevano la cittadinanza romana. I soldati che facevano parte delle truppe ausiliare ottenevano la cittadinanza romana dopo 25 anni di servizio ed erano comandati da ufficiali romani. Anche l’equipaggiamento era diverso tra i soldati legionari e quelli ausiliari, ad esempio negli scudi rettangolari per i primi , rotondi oppure ovali per i secondi. Oltre ai doveri legati allo “status” di militare, i soldati imparavano solitamente un altro mestiere in modo da poter costruire e mantenere edifici e strade e quale occupazione per vivere al termine della carriera militare. Essi trascorrevano il proprio tempo libero dedicandosi a piccoli lavori o giocando soprattutto ai giochi da tavolo, come i dadi. Ogni truppa aveva delle tende in caso di necessità e nel forte di Ruffenhofen sono stati ritrovati elementi al riguardo.


Tra i numerosi reperti storici ritrovati ecco in bella mostra un frammento (cm. 6,6×8,6) di un diploma militare che amplia la conoscenza sulla storia del forte. Il diploma riporta la data del 7 febbraio dell’anno 160 a beneficio del soldato Villmo dopo 25 anni di carriera militare (foto seguente).

Nel Museo è presente un grande modello del forte e del “Vicus” di Ruffenhofen ricostruito in base a studi e reperti ritrovati, dove vivevano circa 500 soldati e nell’attiguo insediamento urbano erano presenti circa mille-millecinquecento civili.
In scala 1:200 con una estensione di circa 12 metri quadrati riproduce fedelmente l’antico sito con le sue strutture intorno all’anno 200 che possono essere illuminate a piacimento.

Precede la quarta e ultima “sezione espositiva”, l’area multimediale con cinema annesso dove si può assistere comodamente seduti a filmati e documentari relativi all’argomento museale.
“La vita nel Vicus” (“Das leben im Vicus”) ripercorre la vita civile nel villaggio dell’accampamento tra soldati, commercianti e artigiani. Proprio grazie al costante reddito dei soldati ogni forte aveva intorno a se un villaggio (Vicus) dove oltre alla abitazioni private, trovavano dimora anche terme, taverne e templi. Ogni casa aveva un piccolo orto dove coltivare frutta e verdura per uso personale unitamente ai servizi quali le latrine, le cantine, i pozzi.
December (foto seguenti, soldato e con la propria famiglia), l’ex soldato di cavalleria di Ruffenhofen, accompagna il visitatore in un viaggio nel passato grazie a quattro postazioni di ascolto, nel cinema e a diversi pannelli informativi.


Di lui si sa con esattezza il suo nome e la sua professione grazie a una iscrizione di una piastra di elmo presente nel museo e ritrovata in zona. Per raccontare la vita di un soldato romano dell’epoca quanto più vicino alla realtà il soldato December presenta una storia apparente.
Il padre era un commerciante il quale per la professione doveva conoscere la lettura e la scrittura, qualità non proprio scontate per l’epoca. L’ex soldato apprese queste qualità dal padre e l’arte di cavalcare dalla madre, qualità fondamentali per arruolarsi nelle truppe romane, carriera che iniziò nel forte come stalliere. Dopo alcuni anni December divenne un soldato di cavalleria e l’addestramento con i cavalli occupava la maggior parte del suo tempo. Numerose discipline venivano regolarmente praticate per preparare le truppe alla difesa, anche se durante il periodo di servizio il Limes attraversò un periodo di tranquillità che cessò al termine della sua carriera militare. Dopo 25 anni di servizio si ritirò dalla vita militare divenendo cittadino romano e finalmente la sua relazione con Aurelia figlia del fonditore di bronzo del villaggio fu legalmente riconosciuta, con beneficio della cittadinanza romana per lei e per i suoi figli.
Iniziò a produrre spille, fibbie e accessori per le briglie dei cavalli nella bottega del suocero, con buoni risultati grazie alla sua preparazione in tale campo. Dopo la sua morte il figlio maggiore ereditò la bottega, la figlia e la madre si trasferirono ad Augusta e il figlio minore divenne soldato del forte ereditando il suo elmo.
Con la vita del soldato December termina la visita dell’area museale ma non del sito che offre ancora tanto.

Il percorso ricco di “kinderstation” per i più piccoli, si snoda tra il verde e numerose aree meritevoli di una sosta. Allontanandosi dal museo vero e proprio si incontra il “Giardino romano con frutteto con facciata di casa” e quasi di fronte la “Collina panoramica”.

A pochi metri si trova il “Memorial” dedicato al Prof. Dr. Sebastian Sommer (1956-2021) archeologo tedesco che ha fattivamente contribuito alle candidature per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO a beneficio del Limes germanico-retico e del Limes del Danubio, a cui dedico un momento di pausa!


Poco oltre il parco giochi per i più piccoli che precede un altro frutteto; proseguendo nel parco si può vedere il grande complesso del Forte e del Vicus e continuando (a sinistra) l’area che precede il piccolo laghetto.

Ritornando verso il Museo e svoltando a sinistra all’altezza del Vicus si trova il “Luogo di sepoltura” (“Gräbenfeld) e nelle immediate vicinanze del Museo, il “Labirinto” che chiude la visita del parco. Il percorso circolare dal “Limeseum” passando per la collina panoramica, il forte, il cimitero e ritorno ha una lunghezza di circa 1,7 chilometri (circa 25 minuti a passo lento).

Informazioni utili
Il Museo “Limeseum im Römerpark”, (Römerpark Ruffenhofen 1; Wittelshofen) liberamente accessibile, è aperto tutti i giorni, escluso il lunedì (non festivo) con i seguenti orari: martedì-venerdì, dalle 10,00 alle 16,00; sabato, domenica e festivi dalle 11,00 alle 17,00. Chiuso, inoltre, dal 24 dicembre al 6 gennaio. Prezzi: adulto: € 6,00; famiglie: € 14,00; gruppi (15 o più persone): € 4,00 (cadauno); scolaresche: € 3,00 (a persona); bambini sotto i 6 anni: ingresso gratuito. Il Museo è ubicato nel comune di Wittelshofen a circa 15 chilometri da Dinkelsbühl e a circa 40 chilometri da Nördlingen (tramite la “B25”). Percorrendo la “A7” (Würzburg-Ulm-Memmingen-Kempten), uscita consigliata è Dinkelsbühl (a 10 chilometri). La capitale bavarese dista circa 180 chilometri, tramite la “B25” (fino a Donauwörth), la “B2” (fino ad Augusta), indi la “A8”. Norimberga si trova a circa 90 chilometri a nord-est, percorrendo la “B466” e un breve tratto di “A6” (che collega Heidelberg con la Rep. Ceca). E’ anche raggiungibile con autobus Linea 825 Dinkelsbühl-Wassertrüdingen (quest’ultimo distante 10 chilometri).
Ringraziamenti

Essere atteso, unitamente a mia moglie, dal Direttore del Museo ed essere accompagnati nell’interessante visita è motivo di grande gratificazione, ennesimo “riconoscimento” a questa mia incrollabile “devozione”. Fin dal primo informale contatto il Dr. Pausch Matthias ha dimostrato pregevole disponibilità e la sua costante e competente presenza con dettagliata spiegazione (sovente in lingua italiana) di ogni singolo “reperto” o “pannello illustrativo” ha ulteriormente impreziosito questa interessante visita museale. Le calorose strette di mano (prima e dopo) hanno suggellato una nuova competente relazione sociale e il prezioso “dono” arricchisce la mia biblioteca bavarese!

